Le difese immunitarie possono trarre beneficio dall’echinacea?

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In questo articolo parliamo di…

  • L’echinacea, in particolare le specie purpurea e angustifolia, è apprezzata per le sue proprietà immunostimolanti, attribuite principalmente a polisaccaridi e glicoproteine. Questi composti agiscono potenziando l’attività delle cellule immunitarie, come i macrofagi, e promuovendo la produzione di sostanze che combattono le infezioni. Si ritiene che possa così supportare la risposta naturale dell’organismo contro agenti patogeni esterni, specialmente nei periodi di maggiore vulnerabilità.
  • Sebbene spesso associata alla prevenzione, l’evidenza scientifica sull’echinacea suggerisce una maggiore efficacia nel trattamento dei sintomi del raffreddore comune, piuttosto che nella sua prevenzione a lungo termine. Assumere estratti di Echinacea purpurea ai primissimi segnali della malattia sembra poter ridurre la durata e l’intensità dei sintomi. Tuttavia, l’uso prolungato a scopo preventivo non trova conferme solide.
  • Prima di integrare l’echinacea nella propria routine, è fondamentale considerare delle precauzioni. Non è indicata per chi soffre di malattie autoimmuni o assume farmaci immunosoppressori, a causa della sua azione stimolante sul sistema immunitario. È sconsigliata in gravidanza e allattamento e può interagire con diversi farmaci. Consultare un medico è sempre il passo più saggio per valutarne l’appropriatezza e la sicurezza individuale.

Le evidenze disponibili ne suggeriscono l’impiego in fase acuta più che come prevenzione, mentre la sua efficacia e sicurezza nel lungo periodo restano oggetto di cautela

L’interesse verso rimedi naturali per sostenere il benessere dell’organismo è in costante crescita, e tra questi spicca l’echinacea, una pianta nota da secoli per le sue presunte virtù salutistiche.

Ma cosa si cela dietro questo nome e quali meccanismi potrebbero renderla un alleato per le nostre difese?

Esplorare la natura di questa pianta, i suoi componenti e le sue proprietà è il primo passo per comprendere se e come possa effettivamente contribuire al mantenimento di un sistema immunitario efficiente, soprattutto di fronte alle sfide stagionali. Comprendere questi aspetti ci permette di avvicinarci con maggiore consapevolezza al suo utilizzo.

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Cos’è l’echinacea e quali sono i suoi componenti attivi?

Il termine “echinacea” si riferisce a un genere di piante erbacee perenni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, la stessa delle margherite e dei girasoli. Originaria del Nord America, dove veniva tradizionalmente utilizzata dalle popolazioni indigene, oggi è conosciuta e coltivata in molte parti del mondo.

Le specie di maggior interesse fitoterapico sono principalmente tre: Echinacea purpurea, Echinacea angustifolia ed Echinacea pallida.

Di queste piante si utilizzano diverse parti, prevalentemente le radici, ma nel caso dell’E. purpurea anche le parti aeree fiorite. La ricchezza di questa pianta risiede nella sua complessa composizione chimica, che varia leggermente tra le specie e le parti utilizzate.

Tra i costituenti chiave troviamo i polisaccaridi (come l’arabinogalattano), le glicoproteine, i derivati dell’acido caffeico (tra cui l’acido cicorico e l’echinacoside), i flavonoidi e le alchilamidi. Sono proprio questi composti bioattivi a conferire all’echinacea le sue peculiari caratteristiche.

Comprendere questi componenti è fondamentale per apprezzare le proprietà che rendono l’echinacea un rimedio naturale così discusso.

Fiori di echinacea | Agocap

Le proprietà riconosciute: immunostimolazione e oltre

Le sostanze contenute nell’echinacea sono responsabili di diverse attività biologiche. La proprietà più studiata e riconosciuta è senza dubbio quella immunostimolante. Si ritiene che i polisaccaridi e le glicoproteine presenti negli estratti di echinacea siano in grado di potenziare la risposta immunitaria aspecifica, ovvero la prima linea di difesa dell’organismo.

Questo avverrebbe attraverso l’incremento dell’attività fagocitaria dei macrofagi (cellule “spazzine” che inglobano e distruggono agenti patogeni) e la stimolazione della produzione di citochine, molecole messaggere che orchestrano la risposta immunitaria.

Studi specifici, come quelli sull’arabinogalattano, hanno evidenziato una capacità di promuovere l’azione citotossica dei macrofagi contro alcuni microrganismi e cellule anomale.

Oltre all’azione sul sistema immunitario, all’echinacea sono attribuite proprietà antinfiammatorie, principalmente legate alle alchilamidi che sembrano inibire enzimi coinvolti nel processo infiammatorio (ciclossigenasi e 5-lipossigenasi), e proprietà antiossidanti, dovute ai derivati dell’acido caffeico che proteggono le cellule dai danni dei radicali liberi.

Date queste interessanti proprietà, sorge spontanea la domanda su come l’echinacea venga impiegata concretamente, soprattutto per i disturbi più comuni come il raffreddore.

Donna fortemente raffreddata che si soffia il naso, l'echinacea può aiutare? | Agocap

L’impiego dell’echinacea contro raffreddore e infezioni: evidenze e modalità d’uso

L’uso più popolare dell’echinacea è legato al rafforzamento delle difese immunitarie, specialmente come supporto durante la stagione fredda per contrastare le malattie da raffreddamento. Grazie alle sue proprietà antivirali, antibatteriche e immunostimolanti, si ritiene possa essere un aiuto in caso di raffreddore, sintomi influenzali, tosse e affezioni delle vie respiratorie.

Secondo una meta-analisi dell’Università del Connecticut, che ha combinato i risultati di 14 precedenti studi clinici, che avevano coinvolto oltre 1.300 pazienti, l’echinacea ha ridotto del 58% l’incidenza del raffreddore comune e ne ha accorciato la durata di 1,4 giorni. Uno studio randomizzato controllato di qualche anno dopo ha invece esaminato l’effetto dell’echinacea entro 24 ore dall’insorgenza dei sintomi del raffreddore stesso, ma i risultati hanno mostrato una riduzione non significativa della durata e della gravità dei sintomi nei gruppi trattati con echinacea rispetto al placebo.

Insomma, come spesso capita, le evidenze scientifiche sono, al momento, contraddittorie.

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L’echinacea è disponibile in varie forme: capsule, compresse, gocce (estratti idroalcolici o tinture madri), succo fresco. Per un uso mirato, è preferibile scegliere prodotti standardizzati in principi attivi, che garantiscono una concentrazione nota dei componenti chiave, seguendo sempre le indicazioni del produttore e il consiglio medico.

Sebbene l’uso per le affezioni respiratorie sia diffuso, è fondamentale considerare attentamente le precauzioni, le possibili interazioni e le controindicazioni.

Leggi anche: Echinacea e controindicazioni: ci sono casi in cui è meglio evitarla?

Precauzioni, interazioni e controindicazioni: cosa sapere prima dell’assunzione

Nonostante l’echinacea sia generalmente ben tollerata, il suo utilizzo richiede cautela. Possono verificarsi effetti collaterali, seppur non comuni, come disturbi gastrointestinali o reazioni allergiche, specialmente in soggetti sensibili alle piante della famiglia delle Asteraceae.

La principale controindicazione riguarda la sua natura immunostimolante: l’uso è sconsigliato in persone con malattie autoimmuni (come sclerosi multipla, artrite reumatoide, lupus) o in terapia con farmaci immunosoppressori (ad esempio ciclosporina, tacrolimus), poiché potrebbe interferire con la patologia o il trattamento.

A scopo precauzionale, l’assunzione è generalmente sconsigliata durante la gravidanza e l’allattamento.

È importante anche considerare le possibili interazioni farmacologiche: l’echinacea può influenzare il metabolismo di alcuni farmaci (inibendo certi citocromi), potenzialmente alterandone l’efficacia o aumentandone la tossicità. Esempi includono interazioni con corticosteroidi (riduzione efficacia), alcuni antivirali, paracetamolo (aumento rischio epatotossicità), midazolam e caffeina (inibizione metabolismo).

L’uso prolungato oltre le 8 settimane è sconsigliato per mancanza di dati sulla sicurezza a lungo termine e per un potenziale aumento del rischio di effetti avversi, inclusa una possibile epatotossicità in casi rari e a dosi elevate.

Prima di iniziare ad assumere echinacea, specialmente in presenza di condizioni mediche preesistenti o se si assumono altri farmaci, è imprescindibile consultare il proprio medico.


Difese immunitarie echinacea: domande frequenti

L’echinacea è veramente efficace per prevenire il raffreddore?

Le evidenze scientifiche attuali indicano che l’echinacea, in particolare l’estratto di Echinacea purpurea, mostra una maggiore efficacia nel trattamento dei sintomi del raffreddore comune piuttosto che nella sua prevenzione. Assumerla ai primissimi segnali (entro 24 ore dalla comparsa dei sintomi come mal di gola o naso chiuso) sembra poter ridurre la durata complessiva della malattia e l’intensità dei sintomi. Tuttavia, l’uso continuativo per diversi mesi a scopo puramente preventivo non è supportato da studi clinici robusti e viene generalmente sconsigliato, anche per evitare potenziali effetti avversi legati all’assunzione prolungata.

Quali sono le principali controindicazioni all’uso dell’echinacea?

L’uso dell’echinacea è controindicato in caso di ipersensibilità accertata alla pianta o ad altre specie della famiglia delle Asteraceae. Data la sua azione stimolante sul sistema immunitario, è sconsigliata a persone affette da malattie autoimmuni (come sclerosi multipla, lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide, HIV/AIDS in fasi avanzate, leucemie) o che stanno assumendo farmaci immunosoppressori (come ciclosporina, tacrolimus, corticosteroidi ad alte dosi). A scopo precauzionale, se ne sconsiglia l’uso durante la gravidanza e l’allattamento. È sempre fondamentale consultare un medico prima dell’assunzione, specialmente in presenza di patologie o terapie farmacologiche concomitanti.

È sicuro assumere echinacea per lunghi periodi?

L’assunzione di echinacea per periodi prolungati, generalmente intesi come superiori alle 8 settimane consecutive, è sconsigliata. Mancano dati sufficienti sulla sicurezza a lungo termine e alcuni studi suggeriscono che l’efficacia immunostimolante potrebbe diminuire con l’uso continuativo. Inoltre, un’assunzione prolungata potrebbe aumentare il rischio di sviluppare reazioni avverse, come reazioni allergiche o, in casi rari e a dosi elevate, potenziali problemi epatici. L’uso più razionale e supportato dalle evidenze è quello a breve termine, mirato al trattamento dei sintomi delle infezioni respiratorie acute, come il raffreddore, non appena si manifestano.

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