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- La vitamina E non è una singola sostanza ma un insieme di otto composti liposolubili, tra cui l’α-tocoferolo è il più attivo biologicamente. Agisce principalmente come antiossidante, proteggendo le membrane cellulari dai danni ossidativi, e partecipa a numerose funzioni vitali, tra cui immunità, espressione genica e salute neurologica.
- Il fabbisogno giornaliero varia tra 11 e 13 mg per gli adulti e può essere coperto agevolmente con una dieta bilanciata che includa oli vegetali, frutta secca e verdure a foglia verde. Tuttavia, condizioni patologiche che ostacolano l’assorbimento dei grassi possono portare a carenze serie, con sintomi neurologici e immunitari.
- L’integrazione è indicata solo in presenza di carenze accertate o specifiche necessità cliniche, da valutare con un medico. È essenziale rispettare i dosaggi consigliati. Il Ministero della Salute italiano consiglia di non superare i 60 mg/die con gli integratori alimentari.
Il suo corretto apporto dipende in larga parte da una dieta bilanciata, mentre eventuali carenze o eccessi, spesso legati a problemi di malassorbimento o uso scorretto di integratori, possono influire negativamente sul benessere generale.
La vitamina E non è una singola molecola, ma un termine collettivo che identifica un gruppo di otto composti liposolubili prodotti dalle piante: quattro tocoferoli (α-, β-, γ-, δ-tocoferolo) e quattro tocotrienoli (α-, β-, γ-, δ-tocotrienolo). Tra questi, l’α-tocoferolo è riconosciuto come la forma biologicamente più attiva e, per questo motivo, è spesso utilizzato come sinonimo di questo micronutriente.
Essendo liposolubile, il suo assorbimento intestinale avviene insieme ai grassi alimentari; successivamente, viene immagazzinata principalmente nel fegato, che la rilascia gradualmente in base alle necessità fisiologiche.
La sua funzione primaria e più celebrata è quella antiossidante: protegge le membrane cellulari, ricche di acidi grassi polinsaturi, dall’attacco dei radicali liberi, specie reattive dell’ossigeno che possono danneggiare le cellule e contribuire all’invecchiamento e a diverse patologie.
Questo meccanismo di difesa è fondamentale per il rinnovamento cellulare e per il mantenimento dell’integrità tissutale.
Oltre a ciò, la vitamina E contribuisce al corretto funzionamento del sistema immunitario, modula l’espressione genica, regola l’attività enzimatica e sembra avere un ruolo nel migliorare l’attività neuronale e, in sinergia con la vitamina A, nel processo visivo.
Nonostante i suoi molteplici ruoli, il preciso meccanismo d’azione per alcuni dei suoi effetti benefici è ancora oggetto di studio, ma la sua importanza per la salute generale è indiscussa, spingendoci a considerare come possiamo assicurarcene un apporto adeguato.
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Fabbisogno giornaliero e fonti alimentari: come assicurarsi un apporto adeguato?
Comprendere il fabbisogno giornaliero di vitamina E è il primo passo per garantirne un’assunzione ottimale. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) suggerisce un’assunzione adeguata di 13 mg/die per gli uomini adulti e 11 mg/die per le donne adulte.
Fortunatamente, la natura ci offre una vasta gamma di alimenti ricchi di questa preziosa vitamina.
Gli oli vegetali sono tra le fonti più concentrate: l’olio di germe di grano svetta con circa 133-150 mg per 100 grammi, seguito da olio di girasole (circa 41-49 mg), olio di nocciola (circa 47 mg) e olio di cartamo (circa 34 mg). Anche oli più comuni come quello di palma, arachidi, mais, soia e oliva contengono quantità significative.
La vitamina E è presente nella frutta secca, come mandorle (circa 24 mg/100g nel burro di mandorle) e nocciole (circa 15 mg/100g), e in semi come quelli di girasole. Non mancano poi ortaggi a foglia verde quali spinaci (circa 2 mg/100g) e broccoli (circa 1.4 mg/100g), e frutti freschi come avocado e mango.
Grazie a questa diffusione, una dieta varia ed equilibrata, ricca di questi alimenti, permette generalmente di raggiungere l’apporto raccomandato senza difficoltà, rendendo l’integrazione superflua per la maggior parte della popolazione sana.
Ma cosa succede quando questo equilibrio viene meno, per difetto o per eccesso?

Carenza ed eccesso di vitamina E: quando l’equilibrio è fondamentale
Nonostante la vitamina E sia ampiamente disponibile negli alimenti, esistono situazioni in cui può verificarsi una carenza, sebbene sia un evento raro nella popolazione generale.
Tipicamente, la carenza di vitamina E non deriva da un’insufficiente apporto dietetico, quanto piuttosto da sindromi da malassorbimento dei grassi, come nel caso di alcune patologie intestinali croniche (morbo di Crohn, celiachia), malattie renali, della cistifellea o pancreatiche, o da rari difetti genetici che compromettono il trasporto o il metabolismo della vitamina, come l’atassia da carenza di vitamina E (AVED), legata a mutazioni nel gene che codifica per la proteina di trasporto dell’alfa-tocoferolo (α-TTP).
I sintomi di una carenza possono essere seri e includono disturbi neurologici dovuti a una cattiva conduzione degli impulsi elettrici (neuropatia periferica, atassia), debolezza muscolare (miopatie), problemi alla vista (retinopatia) e una compromissione della risposta immunitaria, oltre ad anemia emolitica nei neonati prematuri.

Al polo opposto, un eccessivo apporto di questo micronutriente, definito ipervitaminosi E, si verifica quasi esclusivamente a causa di un uso improprio o eccessivo di integratori alimentari.
Livelli molto elevati possono incrementare significativamente il rischio di sanguinamento, specialmente se assunta in concomitanza con farmaci anticoagulanti (come warfarin) o antiaggreganti piastrinici (come l’aspirina).
Secondo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), il livello di assunzione superiore tollerabile (UL) per la vitamina E è fissato a 300 mg al giorno per gli adulti, comprese le donne in gravidanza e in allattamento. Superare questa soglia può aumentare il rischio di effetti avversi. Inoltre, dosi elevate di vitamina E (≥ 300 mg/die) possono interagire con farmaci quali ciclosporina e tamoxifene, alterandone l’efficacia.
Pertanto, è fondamentale consultare un medico prima di assumere integratori di vitamina E, specialmente se si stanno seguendo terapie farmacologiche specifiche.
Leggi anche: Vitamine liposolubili e idrosolubili: comprendere le differenze per un’alimentazione equilibrata
Scegliere l’integratore giusto: guida pratica e consigli medici
Quando un’alimentazione equilibrata non basta o specifiche condizioni mediche lo richiedono, l’integrazione di vitamina E può diventare una necessità.
Tuttavia, la scelta dell’integratore non deve essere lasciata al caso. Il primo passo, imprescindibile, è consultare il proprio medico o uno specialista. Saranno loro, attraverso opportune indagini di laboratorio che misurano i livelli di α-tocoferolo nel sangue (valori sierici), a stabilire se esiste una reale carenza e se l’integrazione è appropriata.
In commercio esistono farmaci a base di vitamina E, indicati per stati carenziali severi, spesso associati a malassorbimento lipidico o anemie emolitiche, con dosaggi che possono variare da 50 a 300 mg al giorno. Si tratta di dosaggi terapeutici che devono essere prescritti e monitorati da un medico, in base alle esigenze individuali del paziente.
Più comuni sono gli integratori alimentari, generalmente impiegati per le proprietà antiossidanti della vitamina E. Il Ministero della Salute italiano ha stabilito un apporto giornaliero massimo ammesso in tali prodotti pari a 60 mg.
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Possiamo distinguere tra la vitamina E naturale (spesso indicata come RRR-α-tocoferolo o d-alfa-tocoferolo), estratta da oli vegetali e generalmente considerata leggermente più biodisponibile, e quella sintetica (dl-alfa-tocoferolo), che è una miscela di otto stereoisomeri, di cui uno (RRR) identico alla forma naturale.
Infine, si ricorda nuovamente che dosi elevate, soprattutto se prolungate e non giustificate, possono non solo essere inutili ma, come visto, potenzialmente dannose.
Quando serve l’integrazione di vitamina E: domande frequenti
Quando è davvero necessario integrare la vitamina E?
L’integrazione di vitamina E è necessaria principalmente in caso di carenze accertate, che spesso derivano da patologie che compromettono l’assorbimento dei grassi, come morbo di Crohn o celiachia. Anche alcune condizioni genetiche rare possono richiederla. Non si consiglia un’integrazione generica per persone sane con una dieta equilibrata, perché la vitamina E è ampiamente disponibile in alimenti come oli vegetali, frutta secca e verdure a foglia verde. Solo un medico, tramite esami specifici, può stabilire se è opportuno integrare.
Quali rischi comporta un eccesso di vitamina E assunta tramite integratori?
Un’assunzione eccessiva di vitamina E attraverso integratori può causare effetti collaterali importanti. Tra questi, l’aumento del rischio di sanguinamenti, specialmente se si assumono farmaci anticoagulanti o antiaggreganti. Alti dosaggi possono interferire con l’assorbimento di altre vitamine liposolubili e creare interazioni farmacologiche con medicinali come ciclosporina o tamoxifene. Per questo motivo, è importante non superare i dosaggi consigliati e seguire sempre le indicazioni del medico.
Come scegliere il giusto integratore di vitamina E?
La scelta dell’integratore di vitamina E va fatta con attenzione e sempre dopo aver consultato un medico. Esistono integratori alimentari per uso generale e farmaci specifici per stati carenziali importanti. È utile sapere che esistono forme naturali e sintetiche di vitamina E, con una diversa biodisponibilità. Inoltre, è bene non superare i 60 mg al giorno, come da indicazioni del Ministero della Salute, salvo diversa prescrizione medica.