Reflusso gastroesofageo: quali rimedi possono aiutare ad alleviarlo

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In questo articolo parliamo di…

  • Il reflusso gastroesofageo è una condizione comune ma spesso sottovalutata, caratterizzata dalla risalita di contenuto gastrico nell’esofago. Riconoscere i sintomi, che variano da bruciore di stomaco e rigurgito acido a tosse e raucedine, è il primo passo cruciale per affrontare il problema. Modifiche allo stile di vita, come la dieta e la postura durante il sonno, rappresentano spesso il primo approccio terapeutico, sottolineando l’importanza di abitudini sane nella gestione del reflusso.
  • Oltre alle modifiche dello stile di vita, esistono diverse opzioni terapeutiche farmacologiche, dagli antiacidi agli inibitori della pompa protonica, che possono offrire un significativo sollievo dai sintomi. La scelta del trattamento più adeguato dipende dalla gravità e dalla frequenza del reflusso, nonché dalla risposta individuale alle diverse terapie. In casi selezionati e resistenti al trattamento medico, l’intervento chirurgico può rappresentare una soluzione efficace per ripristinare la funzione della valvola esofago-gastrica.
  • Non sottovalutare il reflusso è fondamentale per prevenire complicanze a lungo termine. Un approccio proattivo che combina la consapevolezza dei sintomi, modifiche allo stile di vita e, se necessario, un intervento medico tempestivo, è essenziale per migliorare la qualità della vita e minimizzare i rischi associati al reflusso gastroesofageo cronico.

Il bruciore di stomaco e il rigurgito acido sono tra i segnali più tipici del reflusso, ma il disturbo può manifestarsi in modi più subdoli. Scopri quali fattori lo scatenano e quali strategie possono aiutarti a contrastarlo

Avvertire una sensazione di bruciore che sale dallo stomaco fino al petto, magari accompagnata da un sapore amaro in bocca, è un’esperienza che molti di noi hanno provato. Questo è il reflusso gastroesofageo, un disturbo piuttosto comune causato dalla risalita dei succhi gastrici nell’esofago.

Ma come facciamo a capire se si tratta di reflusso e non di qualcos’altro?

I sintomi possono essere vari e a volte ingannevoli, ma conoscerli è il primo passo per gestirlo al meglio.

I sintomi più tipici sono facilmente riconoscibili: il bruciore di stomaco, spesso descritto come una fiammata dietro lo sterno, e il rigurgito acido, ovvero la percezione di succhi gastrici acidi che risalgono fino alla bocca. Questi segnali sono piuttosto chiari e spesso sufficienti per sospettare il reflusso.

Tuttavia, la malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) può manifestarsi anche in modi meno ovvi, con sintomi cosiddetti “atipici” che possono confondere la diagnosi e rendere più complesso il percorso terapeutico. Pensiamo, ad esempio, a sintomi come la tosse secca e persistente (soprattutto notturna), la raucedine, il mal di gola cronico, una sensazione di nodo alla gola e persino problemi respiratori come l’asma.

A volte, il reflusso può manifestarsi con sintomi simili a quelli di un problema cardiaco, come dolore toracico, rendendo essenziale escludere prima cause cardiologiche. La variabilità dei sintomi rende essenziale ascoltare attentamente il nostro corpo e non sottovalutare segnali che, apparentemente, potrebbero sembrare scollegati dallo stomaco.

Ma cosa possiamo fare per prevenire o limitare questo fastidioso disturbo?

Leggi anche: Che cos’è il reflusso gastroesofageo? Cause e sintomi

Rimedi e modifiche alle nostre abitudini alimentari

La buona notizia è che, spesso, il reflusso gastroesofageo può essere gestito efficacemente attraverso semplici modifiche alle nostre abitudini alimentari e al nostro stile di vita.

Questi rimedi rappresentano il primo passo fondamentale per alleviare i sintomi e migliorare la qualità della propria vita. Pensiamo a questi cambiamenti come a un “reset” delle nostre abitudini, un modo per riequilibrare il nostro organismo e ridurre l’incidenza del reflusso.

Un aspetto fondamentale, mi spiace confermartelo, è la dieta: evitare pasti abbondanti, soprattutto la sera, e limitare il consumo di cibi grassi, fritti, piccanti, cioccolato, caffè, alcol e bevande gassate può fare una grande differenza. Al contrario, preferire pasti leggeri, ricchi di fibre, frutta e verdura, e cucinare con metodi semplici come la bollitura o la cottura al vapore aiuta a ridurre la produzione di acidi nello stomaco.

Anche le nostre abitudini a tavola sono importanti: mangiare lentamente, masticare bene e bere lontano dai pasti favorisce la digestione e riduce il rischio di reflusso.

E per quanto riguarda lo stile di vita?

Lo scopriamo nel prossimo paragrafo.

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Consigli utili sullo stile di vita

Oltre alla dieta, adottare uno stile di vita sano è fondamentale per gestire il reflusso gastroesofageo. Non si tratta solo di cosa mangiamo, ma anche di come viviamo.

Quali sono allora le abitudini quotidiane che possono fare la differenza?

Partiamo da qui: è essenziale mantenere un peso corporeo equilibrato, poiché il sovrappeso e l’obesità aumentano la pressione sull’addome, spingendo il contenuto gastrico verso l’esofago.

Un altro consiglio prezioso è quello di consumare pasti più piccoli e frequenti, evitando abbuffate che sovraccaricano lo stomaco.

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È anche importante non coricarsi subito dopo mangiato, aspettando almeno 2-3 ore per permettere allo stomaco di svuotarsi parzialmente.

Dormire con la testa leggermente rialzata può aiutare a prevenire il reflusso notturno.

Due fette di pane integrale, una dieta adeguata è un ottimo rimedio quando si soffre di reflusso gastroesofageo | Agocap

Smettere di fumare è un altro passo importante, poiché il fumo irrita l’esofago e compromette la funzione dello sfintere esofageo inferiore.

Anche la gestione dello stress è importante, poiché lo stress può peggiorare i sintomi del reflusso. Attività fisica regolare, tecniche di rilassamento e un buon riposo notturno possono contribuire a ridurre lo stress e, di conseguenza, il reflusso.

Ma cosa fare se, nonostante dieta e stile di vita sani, i sintomi persistono?

In questi casi, è fondamentale non sottovalutare il problema e rivolgersi a un medico.

Leggi anche: Quale dieta seguire in caso di reflusso gastroesofageo? Consigli alimentari utili

Trattamenti farmacologici e quando considerare la chirurgia

Quando le modifiche allo stile di vita non bastano a controllare il reflusso, allora non ci rimane che fare affidamento sulla medicina. Esistono diverse categorie di farmaci efficaci nel ridurre i sintomi e favorire la guarigione dell’esofago infiammato.

Gli antiacidi, ad esempio, sono farmaci da banco che neutralizzano rapidamente l’acido nello stomaco, offrendo un sollievo immediato, anche se temporaneo. Gli H2 antagonisti e gli inibitori della pompa protonica (IPP), invece, agiscono riducendo la produzione di acido nello stomaco e sono spesso prescritti per un trattamento più prolungato nel tempo.

Gli IPP sono tra i farmaci più utilizzati ed efficaci nel trattamento del reflusso, in quanto bloccano in modo potente la produzione di acido. Tuttavia, è importante assumerli sotto controllo medico e per il periodo di tempo indicato, per evitare possibili effetti collaterali a lungo termine.

In alcuni casi, possono essere prescritti anche farmaci procinetici, che aiutano a svuotare lo stomaco più rapidamente e a migliorare la motilità dell’esofago.

Ma quando la terapia farmacologica non è sufficiente o non è ben tollerata, o in presenza di complicanze come l’ernia iatale voluminosa, può essere preso in considerazione l’intervento chirurgico.

È fondamentale, però, discutere attentamente con il medico specialista i benefici e i rischi di ogni opzione terapeutica, per scegliere l’approccio più adatto al singolo caso. Evitando così diagnosi e cure fai da te.


Reflusso gastroesofageo: domande frequenti

Cos’è esattamente il reflusso gastroesofageo e perché si verifica?

Il reflusso gastroesofageo è una condizione in cui il contenuto dello stomaco, inclusi acidi gastrici e bile, risale nell’esofago. Normalmente, un muscolo chiamato sfintere esofageo inferiore (SEI), situato tra l’esofago e lo stomaco, si chiude dopo il passaggio del cibo per impedire questa risalita. Nel reflusso gastroesofageo, il SEI si rilassa in modo inappropriato o si indebolisce, permettendo ai succhi gastrici di risalire e irritare la mucosa esofagea. Questo può accadere per diverse ragioni, come un’eccessiva pressione addominale, anomalie anatomiche come l’ernia iatale, o fattori legati allo stile di vita e all’alimentazione che influenzano la funzione del SEI e la produzione di acidi gastrici.

Quali sono le modifiche alimentari più efficaci per ridurre i sintomi del reflusso?

Per ridurre i sintomi del reflusso, è consigliabile evitare cibi che possono aumentare la produzione di acido o rilassare lo sfintere esofageo inferiore. Tra questi, alimenti grassi come fritture e formaggi stagionati, cioccolato, menta, caffè, alcol, bevande gassate, pomodoro e agrumi. È preferibile optare per pasti piccoli e frequenti, consumando alimenti leggeri come cereali integrali, carni magre, verdure (preferibilmente cotte), frutta non acida e latticini magri. Cucinare con metodi semplici come bollitura, vapore o griglia, e condire con olio extravergine d’oliva a crudo, aiuta a ridurre l’irritazione. Ad esempio, una cena ideale potrebbe consistere in petto di pollo alla griglia con verdure al vapore e riso integrale.

Quando è necessario consultare un medico per il reflusso gastroesofageo e quali esami diagnostici potrebbero essere prescritti?

È consigliabile consultare un medico se i sintomi del reflusso sono frequenti e persistenti, o se non migliorano con i rimedi da banco e le modifiche dello stile di vita. Segnali d’allarme come difficoltà a deglutire, perdita di peso involontaria, vomito persistente o sangue nelle feci richiedono un consulto medico urgente. Il medico potrebbe prescrivere esami diagnostici come l’endoscopia digestiva superiore (gastroscopia) per visualizzare l’esofago e lo stomaco, la pH-impedenzometria per misurare l’acidità nell’esofago, la manometria esofagea per valutare la motilità esofagea, o l’RX transito esofageo per studiare la funzionalità del tratto digestivo superiore. Questi esami aiutano a determinare la gravità del reflusso e a escludere altre condizioni.

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