In questo articolo parliamo di…
- Comprendere la biodisponibilità è fondamentale per massimizzare i benefici della propria alimentazione. Non è sufficiente sapere quali nutrienti assumere, ma è fondamentale capire quanta parte di essi il nostro corpo riesce effettivamente ad assorbire e utilizzare. Questo concetto influisce direttamente sulla nostra salute e sul nostro benessere.
- Diversi fattori influenzano la biodisponibilità, dalla composizione degli alimenti ai metodi di preparazione, fino alle interazioni tra i nutrienti stessi e alle caratteristiche individuali di ogni persona. Essere consapevoli di questi fattori ci permette di fare scelte alimentari più informate e mirate alle nostre esigenze.
- Attraverso strategie pratiche come combinazioni alimentari intelligenti, metodi di cottura appropriati e la riduzione di antinutrienti, possiamo migliorare significativamente la biodisponibilità dei nutrienti. Questo approccio proattivo all’alimentazione ci consente di ottimizzare l’assorbimento dei nutrienti essenziali per una salute ottimale.
Capire quanto il corpo riesce ad assorbire dei nutrienti che assumiamo è fondamentale per massimizzare i benefici di un’alimentazione equilibrata e mirata.
Quante volte abbiamo sentito parlare dell’importanza di assumere la giusta quantità di vitamine e minerali? È un consiglio valido, certo, ma c’è un aspetto altrettanto importante da considerare: la biodisponibilità.
Questa rappresenta la frazione di un nutriente contenuto negli alimenti che viene effettivamente assorbita dal nostro organismo e resa disponibile per svolgere le sue funzioni biologiche.
Spesso, infatti, quando facciamo la spesa, ci affidiamo alle tabelle nutrizionali per capire cosa portiamo in tavola, scrutando i numeri che indicano la quantità di vitamine, minerali e altri preziosi elementi contenuti in un alimento. Queste tabelle sono senz’altro utili per darci un’idea generale, ma è importante tenere a mente che ci raccontano solo una parte della storia.
Ci dicono quanti nutrienti sono presenti, ma tacciono su un aspetto fondamentale: quanti di questi nutrienti il nostro corpo sarà effettivamente in grado di assorbire e utilizzare. La differenza tra ciò che leggiamo e ciò che il nostro organismo “ottiene” concretamente è proprio la chiave della biodisponibilità.
In altre parole, non è sufficiente concentrarsi sulla quantità di nutrienti che ingeriamo, ma è fondamentale considerare quanto il nostro corpo è in grado di utilizzarne.
Ma quali sono i fattori che regolano questo processo di assimilazione? Lo scopriremo nel prossimo paragrafo.
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I molteplici fattori in gioco: un’interazione complessa
La biodisponibilità non è un concetto statico, bensì un processo dinamico influenzato da una serie di fattori interconnessi. Partiamo dalla composizione dell’alimento, alcuni alimenti, infatti, contengono naturalmente sostanze che possono ostacolare (fattori antinutrizionali) o favorire l’assorbimento di specifici nutrienti.
Ad esempio, i fitati presenti nei cereali integrali possono legarsi a minerali come il ferro e lo zinco, rendendoli meno disponibili per l’assorbimento. Al contrario, la presenza di grassi in un pasto può migliorare l’assorbimento delle vitamine liposolubili come la A, la D, la E e la K.
Anche i metodi di preparazione dei cibi hanno un impatto significativo. Cuocere le carote, ad esempio, rende il beta-carotene (un precursore della vitamina A) più biodisponibile, poiché il calore rompe le pareti cellulari della verdura. D’altra parte, una bollitura prolungata può causare la perdita di vitamine idrosolubili come la vitamina C.
Le interazioni tra nutrienti sono un altro aspetto fondamentale. Un esempio classico è la capacità della vitamina C di aumentare l’assorbimento del ferro non-eme, la forma di ferro presente nei vegetali. Al contrario, un’eccessiva assunzione di calcio può interferire con l’assorbimento di ferro e zinco.
Oppure pensiamo alle fibre, così importanti per il nostro intestino, in quanto tendono ad accelerare il transito del cibo nell’intestino, un po’ come se “spingessero” il contenuto più velocemente. Allo stesso tempo esse possono avere un impatto sulla quantità di nutrienti che riusciamo ad assorbire, in quanto lasciano meno tempo al corpo per assorbire i nutrienti. Non solo, le fibre hanno la capacità di creare una sorta di “impasto” soffice nell’intestino, e a volte alcuni nutrienti possono rimanere intrappolati in esso, rendendone più difficile l’assimilazione.
Infine, non possiamo dimenticare i fattori individuali: la nostra età, il sesso, lo stato di salute generale e persino la composizione della nostra flora intestinale possono influenzare la capacità di assorbire i nutrienti. Una persona con problemi intestinali, ad esempio, potrebbe avere una minore biodisponibilità di diversi nutrienti.
Avendo compreso la complessità di questi fattori, cerchiamo di capire meglio come si applicano a specifici nutrienti essenziali.

Focus sui nutrienti chiave: esempi pratici di biodisponibilità
Analizziamo ora la biodisponibilità di alcuni nutrienti chiave per capire meglio come i fattori discussi precedentemente entrano in gioco.
Prendiamo il ferro. Esistono due forme di ferro negli alimenti: il ferro eme, presente nelle carni rosse e nel pesce, e il ferro non-eme, presente nei vegetali. Il ferro eme viene assorbito molto più facilmente rispetto a quello non-eme. Tuttavia, possiamo migliorare l’assorbimento del ferro non-eme abbinandolo a cibi ricchi di vitamina C, come una spremuta di limone sull’insalata con lenticchie.
Passando al calcio, la sua biodisponibilità varia notevolmente a seconda della fonte. I latticini sono generalmente considerati ottime fonti di calcio con buona biodisponibilità. Al contrario, sebbene gli spinaci contengano calcio, la presenza di ossalati ne riduce significativamente l’assorbimento. Altre verdure a foglia verde, come i broccoli, presentano una minore quantità di ossalati, rendendo il calcio più disponibile.
Le vitamine liposolubili (A, D, E, K) necessitano della presenza di grassi per essere assorbite correttamente. Ecco perché condire un’insalata con olio extravergine d’oliva non è solo una questione di gusto, ma aiuta anche ad assimilare meglio i carotenoidi presenti nelle verdure.
Infine, minerali come lo zinco e il magnesio possono essere influenzati dalla presenza di fitati. Tecniche di preparazione come l’ammollo e la fermentazione di legumi e cereali possono ridurre il contenuto di fitati, migliorando così la biodisponibilità di questi importanti minerali.
Ora che abbiamo visto come la biodisponibilità varia a seconda del nutriente, concentriamoci su come possiamo agire concretamente per migliorarla.

Strategie vincenti: come ottimizzare l’assorbimento dei nutrienti
Fortunatamente, esistono diverse strategie pratiche che possiamo adottare per migliorare la biodisponibilità dei nutrienti che assumiamo.
Le combinazioni alimentari intelligenti sono un ottimo punto di partenza. Come accennato in precedenza, abbinare alimenti ricchi di vitamina C, come agrumi o peperoni, a fonti di ferro non-eme come legumi o verdure a foglia verde, può fare una grande differenza nell’assorbimento del ferro.
Allo stesso modo, consumare alimenti ricchi di grassi sani, come avocado o frutta secca, insieme a verdure colorate, favorisce l’assorbimento delle vitamine liposolubili.
Anche i metodi di cottura adeguati sono altrettanto importanti. Mentre la cottura può aumentare la biodisponibilità di alcuni nutrienti, come i carotenoidi nelle carote, è importante evitare cotture prolungate in acqua, che possono causare la perdita di vitamine idrosolubili e minerali. La cottura al vapore o la cottura rapida sono spesso preferibili.
La riduzione degli antinutrienti è un’altra strategia efficace. Ne abbiamo visto un esempio pratico nel capitolo precedente, tecniche tradizionali come l’ammollo di legumi e cereali prima della cottura, la germinazione dei semi e la fermentazione possono ridurre significativamente il contenuto di fitati, migliorando l’assorbimento di minerali come il ferro e lo zinco.
Infine, un bilanciamento della dieta è fondamentale. Variare gli alimenti che consumiamo ci permette di minimizzare l’impatto negativo degli antinutrienti presenti in alcuni cibi e di massimizzare l’assunzione di una vasta gamma di nutrienti essenziali, favorendone una migliore disponibilità complessiva. Conoscere e applicare queste strategie ci permette di trarre il massimo beneficio da ciò che mangiamo, migliorando la nostra salute e il nostro benessere.
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Biodisponibilità e integratori: un viaggio con ostacoli e opportunità
Quando optiamo per un integratore alimentare, cercando di dare una spinta extra al nostro organismo, dobbiamo sapere che il loro percorso ricalca, in gran parte, quello del cibo che mangiamo. Dopo l’ingestione, l’integratore si confronta con il nostro sistema digestivo, un complesso insieme di processi che mirano a scomporlo e liberarne i principi attivi.
Questi, una volta “liberi”, devono attraversare la barriera intestinale per entrare nel circolo sanguigno, il vero e proprio sistema di trasporto che li condurrà alle cellule e agli organi che ne hanno bisogno. Solo una volta giunti a destinazione, i nutrienti dell’integratore potranno esplicare la loro azione benefica.
La rapidità e l’efficacia di questo processo sono fondamentali: un integratore che viene assorbito facilmente, porterà con più probabilità i benefici sperati.
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Diversi fattori possono influenzare questo viaggio, creando opportunità per un assorbimento ottimale o, al contrario, ponendo degli ostacoli lungo il cammino. Questi fattori si possono raggruppare in due categorie principali: quelli legati all’integratore stesso e quelli relativi al nostro organismo. Per quanto riguarda l’integratore, entrano in gioco aspetti come il modo in cui viene assunto (a stomaco pieno o vuoto, ad esempio), il tempo necessario alla sua digestione, la formulazione e la qualità degli ingredienti, e le possibili interazioni con altri nutrienti che potrebbero favorirne o inibirne l’assorbimento.
Ecco perché è fondamentale non considerare tutti gli integratori allo stesso modo. La qualità degli ingredienti, la formulazione studiata per favorire l’assorbimento e i processi produttivi sono fattori che incidono profondamente sulla reale efficacia di un integratore. In quest’ottica, orientarsi verso prodotti di alta qualità, sviluppati con un’attenzione specifica alla biodisponibilità, diventa una scelta consapevole per massimizzare i benefici dell’integrazione. Aziende come Agocap, che investono nella ricerca e nello sviluppo di formulazioni avanzate in Italia, mirano proprio a superare le sfide legate all’assorbimento, offrendo integratori concepiti per essere realmente efficaci e per supportare al meglio le esigenze del nostro organismo.
Parallelamente, come abbiamo già visto, anche le caratteristiche uniche del nostro corpo, come l’età, il sesso, lo stato di salute, e la composizione della microflora intestinale, giocano un ruolo determinante nella capacità di assimilare i nutrienti provenienti dagli integratori.
Concludendo, la biodisponibilità dei nutrienti è un concetto chiave per comprendere appieno l’importanza di una corretta alimentazione. Non si tratta solo di cosa mangiamo, ma di quanto il nostro corpo riesce effettivamente ad utilizzare.
Comprendere i fattori che influenzano questo processo e applicare strategie per ottimizzarlo può fare una grande differenza nel nostro percorso verso una salute migliore.
La biodisponibilità dei nutrienti: domande frequenti
Perché la biodisponibilità è così importante per la nostra salute?
La biodisponibilità è fondamentale perché determina quanto efficacemente il nostro corpo può utilizzare i nutrienti essenziali per svolgere le sue funzioni vitali. Una bassa biodisponibilità può portare a carenze nutrizionali anche se si consumano quantità adeguate di determinati alimenti. Ad esempio, se il ferro non viene assorbito correttamente, si può sviluppare anemia, con conseguente affaticamento e debolezza. Allo stesso modo, una scarsa biodisponibilità di vitamina D può compromettere la salute delle ossa e il sistema immunitario. In sostanza, una buona biodisponibilità garantisce che il nostro corpo riceva i “mattoni” necessari per costruire e mantenere tessuti sani, produrre energia e proteggerci dalle malattie. Ignorare la biodisponibilità significa non sfruttare appieno il potenziale nutritivo del cibo che mangiamo.
Come posso sapere se sto assorbendo correttamente i nutrienti?
Determinare con certezza l’assorbimento dei nutrienti può essere complesso e spesso richiede analisi mediche specifiche. Tuttavia, ci sono alcuni indicatori generali che possono suggerire se si stanno assorbendo correttamente i nutrienti. Il primo passo è seguire una dieta equilibrata e varia, ricca di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre. Prestare attenzione al proprio corpo è fondamentale: sintomi come stanchezza persistente, problemi digestivi cronici, capelli e unghie fragili, o frequenti infezioni potrebbero essere segnali di una possibile malassorbimento. In caso di dubbi o preoccupazioni, è sempre consigliabile consultare un medico o un nutrizionista. Essi possono valutare la tua situazione specifica, consigliarti eventuali esami diagnostici e fornirti indicazioni personalizzate per migliorare la tua alimentazione e l’assorbimento dei nutrienti.
L’assunzione di integratori alimentari risolve i problemi di bassa biodisponibilità?
Gli integratori alimentari possono rappresentare un valido supporto in determinate situazioni, ad esempio per correggere specifiche carenze diagnosticate. Tuttavia, non sono una soluzione universale per i problemi di bassa biodisponibilità. Sebbene gli integratori forniscano una dose concentrata di un nutriente, la loro effettiva assimilazione può variare a seconda della forma chimica del nutriente, della presenza di altri composti nell’integratore e delle caratteristiche individuali dell’organismo. Inoltre, affidarsi esclusivamente agli integratori trascura l’importanza di una dieta varia ed equilibrata, che fornisce non solo i nutrienti principali, ma anche una serie di altri composti benefici che lavorano in sinergia per la nostra salute. Prima di assumere integratori, è sempre consigliabile consultare un medico o un nutrizionista per valutare la reale necessità e scegliere prodotti di qualità con una buona biodisponibilità. L’approccio migliore rimane sempre quello di ottimizzare l’assorbimento dei nutrienti attraverso una dieta sana e strategie alimentari mirate.