In questo articolo parliamo di…
- Il selenio è un oligoelemento essenziale per la salute umana, spesso trascurato nelle discussioni sulla nutrizione, ma di vitale importanza per il corretto funzionamento di numerosi processi biologici. Questo minerale agisce come un potente antiossidante, contribuendo a proteggere le cellule dai danni causati dai radicali liberi. La sua rilevanza, tuttavia, va ben oltre la semplice azione antiossidante, estendendosi fino al cuore della funzione tiroidea, dove svolge un ruolo assolutamente insostituibile. Un apporto adeguato di selenio è quindi fondamentale per mantenere una tiroide sana ed efficiente.
- Il selenio si rivela cruciale nel processo di conversione dell’ormone tiroideo T4, considerato meno attivo, nella sua forma più potente e metabolicamente attiva, il T3. Questa trasformazione è essenziale perché il T3 è l’ormone che esercita la maggior parte degli effetti biologici a livello cellulare. Enzimi specifici, dipendenti dal selenio, sono responsabili di questa conversione, sottolineando come la presenza di questo minerale sia indispensabile per garantire che la tiroide possa svolgere appieno il suo compito regolatorio sul metabolismo. Pertanto, la presenza di selenio non è solo utile, ma strettamente necessaria per la salute tiroidea.
- La carenza di selenio è diventata una problematica sempre più diffusa, in parte a causa delle moderne pratiche agricole che possono impoverire il contenuto di selenio nel suolo e, di conseguenza, negli alimenti. Questa riduzione dell’apporto dietetico di selenio può avere conseguenze significative sulla funzione tiroidea, aumentando la suscettibilità a disturbi come l’ipotiroidismo e le malattie autoimmuni della tiroide, tra cui la tiroidite di Hashimoto. Considerando questi aspetti, è importante approfondire il ruolo specifico del selenio per la tiroide, iniziando a capire cosa sia esattamente questo minerale e perché il nostro organismo ne ha un bisogno così impellente.
Oltre a proteggere le cellule dai danni ossidativi, il selenio permette la trasformazione dell’ormone T4 nella sua forma attiva T3, garantendo un corretto equilibrio ormonale e supportando la funzionalità tiroidea
Classificato come un oligoelemento essenziale, il selenio non viene prodotto autonomamente dal corpo umano e deve essere introdotto attraverso l’alimentazione.
Ma perché è così importante?
La risposta risiede nelle sue molteplici funzioni biologiche. Oltre alla già citata azione antiossidante, che protegge le cellule dai danni ossidativi, il selenio è un componente fondamentale di numerose selenoproteine, enzimi che partecipano a processi vitali come la sintesi del DNA, la riproduzione e, naturalmente, il metabolismo degli ormoni tiroidei.
Queste proteine, senza il selenio, non potrebbero svolgere correttamente le loro funzioni, evidenziando la dipendenza dell’organismo da questo minerale per la sua stessa sopravvivenza e benessere. La sua essenzialità si manifesta quindi a vari livelli, rendendo il selenio un vero e proprio pilastro della nostra salute.
La presenza di selenio nel corpo umano è distribuita in modo specifico, con concentrazioni più elevate nei muscoli scheletrici, ma anche nella tiroide, nel fegato e nei reni. Questa distribuzione riflette il suo coinvolgimento in diverse funzioni metaboliche e protettive.
Comprendere la natura essenziale del selenio e la sua distribuzione nel corpo ci introduce al suo ruolo specifico nella tiroide, l’organo che più di tutti beneficia della sua presenza e ne dipende per il suo corretto funzionamento.
Approfondiremo quindi come questo minerale supporta attivamente la funzione tiroidea.
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Come il selenio supporta la funzione tiroidea: enzimi e ormoni
La tiroide, una piccola ghiandola a forma di farfalla situata alla base del collo, è un organo fondamentale per il nostro benessere. Essa produce ormoni tiroidei, essenziali per regolare il metabolismo, la crescita e lo sviluppo.
Tra i tanti elementi necessari per il corretto funzionamento tiroideo, spicca il selenio, un oligoelemento che si concentra particolarmente in questa ghiandola. La tiroide è, infatti, l’organo del nostro corpo che contiene la maggiore quantità di questo importante oligominerale.
Il selenio è un componente essenziale per far funzionare correttamente gli enzimi coinvolti nel metabolismo della tiroide, cioè in tutti i processi chimici che la tiroide svolge. In particolare, il selenio serve per il corretto funzionamento degli enzimi chiamati deiodinasi.

Trasformazione dell’ormone tiroideo nella sua forma attiva
Questi enzimi, che hanno bisogno del selenio per funzionare, hanno il compito di trasformare l’ormone T4 nell’ormone T3, cioè la sua forma attiva. Esistono diversi tipi di deiodinasi, come D1, D2 e D3, e ognuno si trova in parti diverse del corpo e fa cose leggermente diverse, ma tutti hanno bisogno del selenio per lavorare.
Spiegato facile, se non c’è abbastanza selenio, questa trasformazione da T4 a T3 non avviene bene, e quindi il nostro organismo dispone di meno ormone tiroideo attivo (T3, nota anche come triiodotironina).
Esatto, proprio quello che abbiamo visto servire per far funzionare correttamente quasi ogni cellula del nostro corpo!
Neutralizzazione dei radicali liberi creatisi durante la produzione degli ormoni tiroidei attivi
Oltre alle deiodinasi, c’è un’altra selenoproteina importantissima per la tiroide, che si chiama glutatione perossidasi. Questo enzima ha un ruolo antiossidante molto importante dentro la tiroide.
Produrre ormoni tiroidei, sia T4 che T3, è un processo che genera anche delle scorie che possono danneggiare le cellule: stress ossidativo e radicali liberi.
La glutatione perossidasi, grazie al selenio, protegge le cellule della tiroide da questi danni, neutralizzando queste scorie e mantenendo le cellule sane e integre.
In più, la glutatione perossidasi aiuta a regolare la produzione della tireoglobulina (una proteina necessaria per creare gli ormoni tiroidei) e degli ormoni tiroidei stessi, migliorandone la produzione.
Il selenio non solo favorisce la conversione di un ormone tiroideo in un altro, ma protegge anche la tiroide dai danni che possono verificarsi durante la sua attività. In questo modo, contribuisce a creare le condizioni ottimali per la produzione e l’utilizzo degli ormoni tiroidei.

Ma cosa succede se non prendiamo abbastanza selenio?
La carenza di selenio, come accennato, è una realtà sempre più diffusa, e le conseguenze per la salute, in particolare per la tiroide, possono essere significative. Un deficit di selenio compromette l’attività degli enzimi selenio-dipendenti, come le deiodinasi e la glutatione perossidasi, che abbiamo appena visto.
La riduzione dell’attività delle deiodinasi si traduce in una minore conversione di T4 in T3, portando potenzialmente a una condizione di ipotiroidismo, in cui l’organismo non dispone di una quantità sufficiente di ormoni tiroidei attivi.
Questo può manifestarsi con sintomi come affaticamento, aumento di peso, sensibilità al freddo, stipsi e problemi di concentrazione.
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Allo stesso tempo, la diminuzione dell’attività della glutatione perossidasi rende la tiroide più vulnerabile allo stress ossidativo. Questo stress ossidativo cronico può danneggiare le cellule tiroidee e contribuire allo sviluppo di malattie autoimmuni della tiroide, come la tiroidite di Hashimoto.
In questa condizione, il sistema immunitario attacca erroneamente la tiroide, causando infiammazione cronica e progressiva riduzione della funzione tiroidea.
Ma cosa dice in proposito la ricerca scientifica?
Lo scopriamo nel prossimo paragrafo.
Leggi tutto: Integratore iodio e selenio, il contributo contro i disturbi della tiroide
Selenio e disturbi tiroidei: cosa emerge dalla ricerca scientifica
Per comprendere appieno il ruolo del selenio nella salute della tiroide, è fondamentale esaminare cosa emerge dalla ricerca scientifica in relazione ai principali disturbi che possono colpire questa ghiandola, tenendo presente che, purtroppo, molti studi sono ancora in fase esplorativa e necessitano di ulteriori approfondimenti per giungere a conclusioni definitive.
Nelle tiroiditi croniche autoimmuni, alcuni studi suggeriscono che l’integrazione di selenio possa ridurre gli anticorpi tiroidei e migliorare l’ecografia tiroidea, sebbene non sempre si traduca in un miglioramento della funzione tiroidea e la ricerca sia ancora limitata.
Per il gozzo, studi preliminari suggeriscono una correlazione tra carenza di selenio e aumento del rischio, ma le linee guida attuali non raccomandano la supplementazione di routine per la prevenzione, mancando prove definitive.
Nel tumore della tiroide, alcune ricerche rilevano che livelli inferiori di selenio sembrano associati a un rischio maggiore e a prognosi peggiore, indicando un potenziale ruolo protettivo, ma anche qui le evidenze sono preliminari e necessitano di ulteriori conferme.
L’oftalmopatia basedowiana rappresenta un’eccezione, in cui l’integrazione di selenio è riconosciuta e raccomandata dall’European Group on Graves’ Ophthalmopathy (EUGOGO, il gruppo di studio europeo dedicato proprio a questa patologia), soprattutto nelle forme lievi e medie, per la sua efficacia nel ridurre i sintomi oculari e migliorare la qualità di vita.
Questa raccomandazione rappresenta un importante riconoscimento del ruolo terapeutico del selenio, ma solo in questa specifica condizione.
In sintesi, mentre il selenio si dimostra promettente nel trattamento di diversi disturbi tiroidei, l’oftalmopatia basedowiana è al momento l’unica condizione in cui il suo uso terapeutico è chiaramente supportato e raccomandato dalle linee guida cliniche, mentre per le altre patologie la ricerca è ancora in corso per definire meglio il suo ruolo e le indicazioni precise per la supplementazione.
Come sempre, si raccomanda di seguire le indicazioni del proprio medico di fiducia.
Selenio e tiroide: domande frequenti
Cos’è esattamente il selenio e perché è così importante per la tiroide?
Il selenio è un oligoelemento essenziale per la salute umana, presente in piccole quantità nel nostro organismo ma cruciale per numerose funzioni biologiche. Per la tiroide, il selenio è particolarmente importante perché è un componente fondamentale delle selenoproteine. Queste proteine enzimatiche sono direttamente coinvolte nella conversione dell’ormone tiroideo T4 (tiroxina) nella sua forma attiva T3 (triiodotironina). La T3 è l’ormone che esercita la maggior parte degli effetti metabolici. Inoltre, le selenoproteine, grazie alle proprietà antiossidanti del selenio, proteggono la tiroide dallo stress ossidativo che si genera durante la produzione degli ormoni tiroidei stessi. In sintesi, il selenio è indispensabile per la sintesi, l’attivazione e la protezione degli ormoni tiroidei.
La supplementazione di selenio è raccomandata per tutti i pazienti con problemi tiroidei?
Attualmente, la supplementazione di selenio non è raccomandata in modo generalizzato per tutti i pazienti con problemi tiroidei. Le linee guida scientifiche attuali indicano l’uso del selenio principalmente per l’oftalmopatia basedowiana, una complicanza oculare del morbo di Basedow, dove studi clinici hanno dimostrato benefici significativi. Per altre condizioni tiroidee autoimmuni, come la tiroidite cronica di Hashimoto e il gozzo, la ricerca è ancora in corso. Sebbene alcuni studi preliminari suggeriscano potenziali benefici del selenio, come la riduzione degli anticorpi tiroidei, non vi è ancora un consenso unanime sull’efficacia della supplementazione nel migliorare la funzione tiroidea complessiva in questi casi. Pertanto, al momento, l’uso del selenio al di fuori dell’oftalmopatia basedowiana dovrebbe essere valutata caso per caso e sotto stretto controllo medico, in attesa di ulteriori evidenze scientifiche definitive.
Quali sono le migliori fonti alimentari di selenio e come assicurarsi un apporto adeguato attraverso la dieta?
Assicurare un adeguato apporto di selenio attraverso la dieta è generalmente possibile e preferibile rispetto alla supplementazione, salvo specifiche indicazioni mediche. Le migliori fonti alimentari di selenio includono le noci del Brasile, considerate una delle fonti più ricche, il pesce (soprattutto tonno, sardine e salmone), le frattaglie (come fegato e reni), la carne (in particolare manzo e pollame), i crostacei, i cereali integrali e i semi di girasole. Variare l’alimentazione includendo regolarmente questi alimenti può aiutare a raggiungere il fabbisogno giornaliero di selenio, che si aggira intorno ai 55 microgrammi per gli adulti, aumentando leggermente in gravidanza e allattamento. In caso di dubbi sull’adeguatezza dell’apporto di selenio, è sempre consigliabile consultare un medico o un nutrizionista.