In questo articolo parliamo di…
- La vitamina E è un potente antiossidante liposolubile che svolge un ruolo molto importante nella protezione delle membrane cellulari dai danni dei radicali liberi, contribuendo al rinnovamento cellulare e alla prevenzione di patologie legate allo stress ossidativo. La sua capacità di essere immagazzinata nel fegato la rende disponibile per l’organismo quando necessario.
- Nonostante la sua importanza, una carenza di vitamina E è rara nelle diete equilibrate, ma può manifestarsi in casi di malassorbimento o specifiche condizioni genetiche, portando a disturbi neurologici e del sistema immunitario. Un eccesso, sebbene infrequente, può avere implicazioni sulla pressione sanguigna e interagire con alcuni farmaci.
- È possibile assicurarsi un adeguato apporto di vitamina E attraverso una dieta ricca di oli vegetali, frutta secca, semi e verdure a foglia verde. Comprendere le sue funzioni e le fonti alimentari permette di valorizzare questo nutriente essenziale per il mantenimento di una buona salute generale e la prevenzione di diverse problematiche.
La sua capacità di contrastare i radicali liberi, regolare l’attività enzimatica e supportare il sistema immunitario la rende un nutriente chiave nella dieta quotidiana
La vitamina E rappresenta un elemento chiave per il corretto funzionamento del nostro corpo, un vero e proprio alleato che opera a livello cellulare.
Capire la sua natura e le sue funzioni permette di apprezzarne appieno l’importanza e di fare scelte consapevoli per il proprio benessere.
Questo nutriente non è una singola molecola, ma un complesso di sostanze con proprietà simili, ognuna con un suo contributo specifico. Immergiamoci dunque nella sua definizione e nelle sue caratteristiche fondamentali.
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Cos’è la vitamina E: liposolubilità e forme molecolari
La vitamina E, scientificamente nota anche come tocoferolo, è una vitamina liposolubile, il che significa che si scioglie nei grassi e viene assorbita dall’organismo insieme a essi.
Questa sua caratteristica implica che non è necessario assumerla quotidianamente attraverso l’alimentazione in modo stringente, poiché il corpo ha la capacità di accumularla principalmente nel fegato e nei tessuti adiposi, rilasciandola gradualmente quando se ne presenta il bisogno.
Esistono otto diverse forme naturali di vitamina E, suddivise in due categorie: i tocoferoli (alfa, beta, gamma, delta) e i tocotrienoli (alfa, beta, gamma, delta).
Tra queste, l’alfa-tocoferolo è considerato la forma biologicamente più attiva e quella a cui più comunemente ci si riferisce parlando di vitamina E.
La vitamina E riveste molteplici e vitali funzioni all’interno dell’organismo, funzioni che meritano un approfondimento specifico.

Il ruolo fondamentale della vitamina E: meccanismi d’azione e benefici
La vitamina E, in particolare nella forma di alfa-tocoferolo, come già accennato, è un potente antiossidante liposolubile che protegge le membrane cellulari dalla perossidazione lipidica causata dai radicali liberi.
Questa azione è fondamentale per mantenere l’integrità delle cellule, soprattutto in tessuti ricchi di acidi grassi polinsaturi, come il sistema nervoso e i muscoli.
Oltre al suo ruolo antiossidante, la vitamina E partecipa alla regolazione dell’espressione genica e dell’attività enzimatica.
Ad esempio, modula l’attività della proteina chinasi C (PKC) e della proteina fosfatasi 2A (PP2A), influenzando processi cellulari come la proliferazione e la risposta infiammatoria.
La vitamina E contribuisce anche al mantenimento della funzione immunitaria, supportando la risposta dell’organismo alle infezioni, e svolge un ruolo nella prevenzione dell’aggregazione piastrinica, aiutando a mantenere la fluidità del sangue senza compromettere la normale coagulazione necessaria in caso di ferite.
Sebbene alcuni studi abbiano suggerito un possibile beneficio della vitamina E nella prevenzione di malattie cardiovascolari e neurodegenerative, come l’Alzheimer, le evidenze cliniche sono contrastanti e non sufficienti per raccomandarne l’uso a scopo preventivo o terapeutico.
Risultati contrastanti sono emersi, infine, in relazione alla possibilità che la vitamina E possa aiutare a contrastare il cancro.
In sintesi, la vitamina E svolge un ruolo importante nella protezione delle cellule dallo stress ossidativo e nel supporto di diverse funzioni fisiologiche, ma l’assunzione di integratori dovrebbe essere valutata attentamente assieme al proprio medico di fiducia, considerando sia le evidenze scientifiche disponibili, sia le esigenze individuali.
Considerati questi molteplici benefici, come possiamo assicurarci di integrare adeguatamente questo prezioso nutriente nella nostra alimentazione quotidiana?

Dove si trova la vitamina E: alimenti migliori e fabbisogno quotidiano
Fortunatamente, la vitamina E è piuttosto diffusa in natura, rendendo il suo apporto generalmente accessibile attraverso una dieta varia ed equilibrata.
Le fonti più generose sono gli alimenti ricchi di grassi vegetali. Tra questi spiccano gli oli vegetali: l’olio di germe di grano è particolarmente ricco, ma quantità significative si trovano anche nell’olio di girasole, di colza, di cartamo, di mandorla, di arachidi, di mais e nell’olio d’oliva.
La frutta secca oleosa, come mandorle, nocciole e noci, rappresenta un’altra eccellente fonte, così come i semi, ad esempio quelli di girasole e di zucca.
Anche alcune verdure a foglia verde, come spinaci e broccoli, e frutti come l’avocado e il mango, contribuiscono all’apporto di vitamina E.
Per quanto riguarda il fabbisogno giornaliero, questo può variare leggermente in base alle linee guida dei diversi enti sanitari.
L’Unione Europea, ad esempio, indica un fabbisogno medio di riferimento per la popolazione adulta (PRI) di 11 mg/die per le donne e 13 mg/die per gli uomini, mentre negli Stati Uniti la dose giornaliera raccomandata (RDA) per gli adulti è di 15 mg/die.
Sebbene un’alimentazione bilanciata possa facilmente coprire tale fabbisogno, è importante essere consapevoli delle possibili conseguenze di un apporto inadeguato o, al contrario, eccessivo.
Carenza di vitamina E: sintomi, cause e conseguenze neurologiche
Una carenza di vitamina E è un evento piuttosto raro nelle popolazioni che seguono una dieta varia e non soffrono di particolari patologie.
Generalmente, si manifesta in contesti di malnutrizione severa o è legata a condizioni che compromettono l’assorbimento dei grassi, come alcune malattie intestinali croniche o difetti genetici rari, ad esempio l’atassia da carenza di vitamina E (AVED), che impedisce il corretto utilizzo della vitamina da parte dell’organismo.
Nei soggetti più giovani, una carenza può provocare difetti nella crescita e nello sviluppo.
Negli adulti, la mancanza di vitamina E può portare a disturbi del sistema nervoso, come debolezza muscolare, difficoltà di coordinazione (atassia), neuropatia periferica (danni ai nervi periferici) e retinopatia (danni alla retina).
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Si possono inoltre verificare anemia emolitica, a causa di una maggiore fragilità dei globuli rossi, e una compromissione delle risposte immunitarie.
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Eccesso di vitamina E: effetti collaterali e interazioni
Anche un eccesso di vitamina E, sebbene infrequente e solitamente dovuto a un uso eccessivo e non controllato di integratori, può avere conseguenze negative.
Dosi molto elevate possono interferire con la coagulazione del sangue, aumentando il rischio di emorragie, specialmente se si assumono farmaci anticoagulanti come l’aspirina o il warfarin.
Può verificarsi un innalzamento della pressione sanguigna, potenzialmente pericoloso per chi già soffre di ipertensione, e una riduzione degli ormoni tiroidei, con possibili ripercussioni per chi ha problemi alla tiroide.
Altri sintomi da eccesso possono includere stanchezza diffusa, disturbi della digestione, nausea e vomito. È anche noto che alte dosi di vitamina E possono interagire con alcuni farmaci, come il tamoxifene (riducendone la concentrazione) e la ciclosporina A (abbassandone la concentrazione ematica).
Pertanto, l’equilibrio nell’assunzione è fondamentale per la salute. Per questo motivo si consiglia di rivolgersi al proprio medico curante o a un nutrizionista esperto per decidere se, quando e come procedere all’integrazione alimentare.
A cosa serve la vitamina E: domande frequenti
Quali sono i migliori alimenti per ottenere la vitamina E?
La vitamina E è abbondantemente presente in molti alimenti di origine vegetale. Le fonti più ricche sono gli oli vegetali, in particolare l’olio di germe di grano, seguito dall’olio di girasole, di colza, di cartamo e di mandorla. Anche la frutta secca come mandorle, nocciole e noci, i semi (girasole, zucca), e il germe di grano stesso sono eccellenti fonti. Non mancano poi le verdure a foglia verde, come spinaci e broccoli, e alcuni frutti come l’avocado. Includere regolarmente questi alimenti nella propria dieta aiuta a garantire un adeguato apporto di vitamina E.
Cosa succede se non si assume abbastanza vitamina E?
Una carenza di vitamina E, sebbene rara, può portare a serie conseguenze. Tipicamente legata a malnutrizione o problemi di malassorbimento dei grassi, come in alcune patologie intestinali o genetiche (ad esempio l’atassia da carenza di vitamina E – AVED), può manifestarsi con sintomi neurologici quali debolezza muscolare, difficoltà di coordinazione (atassia), neuropatia periferica e retinopatia. Può inoltre causare anemia emolitica, dovuta alla maggiore fragilità dei globuli rossi, e una compromissione delle risposte immunitarie, rendendo l’organismo più suscettibile alle infezioni.
Assumere troppa vitamina E può essere dannoso?
Sì, un eccesso di vitamina E, definito ipervitaminosi E, può essere dannoso, sebbene sia un evento raro e generalmente associato all’uso improprio di integratori ad alte dosi. Dosi eccessive possono interferire con la coagulazione del sangue, aumentando il rischio di emorragie, specialmente se si assumono contemporaneamente farmaci anticoagulanti. Altri possibili effetti includono l’innalzamento della pressione sanguigna, problemi alla tiroide con riduzione degli ormoni tiroidei, stanchezza diffusa, disturbi digestivi come nausea e vomito. È importante rispettare i livelli di assunzione superiori tollerabili (UL) stabiliti.